giovedì 27 febbraio 2014

BLOGGING DAY PEDAGOGIA E SCUOLA - GUEST POST DI SILVIA SALOMONI



Ogni mese il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti" propone un tema, una riflessione educativa, alla quale partecipare con un proprio contributo scritto.

Una volta raccolti, quest'ultimi vengono ospitati e divulgati dal circuito blogger di Snodi Pedagogici.



Il tema del mese di febbraio: Pedagogia e Scuola

"Con l'ingresso nel circuito scolastico i bambini smettono di essere “esclusiva proprietà” delle famiglie ed entrano a pieno diritto nella società come soggetti. Subito dopo il contesto educativo per eccellenza (la famiglia) è la scuola il luogo in cui bambini e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo. 
Come e quanto viene percepito dalla scuola e dai suoi attori il ruolo educativo che viene loro chiesto? Qual è l'anello mancante nel processo insegnamento-apprendimento? Come vivono la scuola coloro che ci lavorano?”

Buona lettura!



#pedagogiaescuola
A tutti gli alunni con cui ho condiviso un tratto di strada

13 settembre 2013: Francesco, 6 anni, mio figlio, cartella pronta, pastelli lucidi e ben temperati, quaderni che profumano di nuovo. Tante aspettative, ma soprattutto tanta ansia su ciò che lo aspetta e su ciò che saprà fare, sulle difficoltà che incontrerà e prima di tutto timorosa curiosità sugli adulti che incontrerà, sul rapporto che verrà costruito.

Febbraio 2014: Martina 10 anni, mia figlia, si prepara all'iscrizione alla scuola secondaria di primo grado. Nella testa passa il timore che gli insegnanti non abbiano molto tempo per curare tutte le sfumature della crescita personale, come invece stanno facendo le sue maestre.

E davanti ai miei occhi sono passati i genitori, con le loro ansie, con le lacrime agli occhi e i bambini con il cuore che batte che ho incontrato in questi anni, quelli che sono appena arrivati e quelli che sono già lungo nuove strade.
E soprattutto ciò che l'incontro con alcuni di loro mi ha insegnato. Ho avuto e ho tuttora la fortuna di condividere tutto ciò con una persona straordinaria da cui ho imparato molto: la mia collega di classe.
Grazie alla sua presenza, ho toccato con mano cosa significhi "emozionare cognitivamente" e costruire lo "star bene a scuola", frasi su cui ci soffermiamo durante la presentazione dei nostri open day.
Ho sperimentato quanto sia fondamentale l'intesa e la coesione con la collega con cui lavoro, poichè crea un clima di collaborazione piena tra noi, l'alunno e la famiglia.
Nella convinzione che i nostri alunni passano più tempo a scuola che a casa, abbiamo ritenuto importante strutturare un ambiente di apprendimento dove ciascuno potesse trovare il proprio spazio e questo spazio potesse continuare anche  a casa.

Penso a Laura, creativa scatenata che disegnava ovunque e non riusciva a stare attenta: le abbiamo riservato uno spazio in classe con un cartellone bianco su cui dipingere durante i momenti liberi e la famiglia a casa ha attuato la stessa modalità ottenendo dei buoni risultati per quanto riguarda l'attenzione.

Penso a Roberto in seconda elementare e a quel suo tremare e impallidire quando doveva recarsi alla cattedra con le schede di italiano da far correggere; alla tensione creatasi con la famiglia quando gli abbiamo comunicato un sospetto di DSA, mentre tutti, compresa l'insegnante che lo aiutava nei compiti, lo ritenevano pigro e immaturo. Ricordo il suo cambiamento, una volta avuta la diagnosi di dislessia e disortografia, il suo fiorire e diventare un bambino brillante, spiritoso, sempre sorridente. E  con un po' di amarezza ritrovo alla scuola Media la richiesta della mamma che le verifiche non vengano differenziate perchè lui "deve essere come gli altri".

Penso a Chiara, a quando la mamma non riusciva  spiegarsi un calo didattico e una chiusura improvvisa della figlia e insieme abbiamo capito che la sua testa era impegnata a gestire l'amicizia con la sua migliore amica "minacciata" dalla presenza di un'altra bambina.


Penso agli alunni con cui abbiamo creato il progetto delle "missioni": ognuno ha riconosciuto un proprio "punto debole" su cui lavorare ("missione") e noi gli abbiamo fornito un medaglione di cartone diviso in spicchi e dieci spicchi colorati. Ogni volta che riuscivano a compiere la missione di superare la propria difficoltà potevano incollare uno spicchio su cui avrebbero descritto l'evento che li aveva messi alla prova. Dopo 10 spicchi la missione poteva considerarsi compiuta.
Penso a quei genitori che ci hanno tolto il saluto, dopo che avevamo comunicato una difficoltà del loro figlio. Chiedevamo  un'apertura, un dialogo costruttivo in cui ognuno giocasse il proprio ruolo; questo mi ha fatto capire che alcune famiglie ritengono che gli insegnanti debbano occuparsi solo di didattica.

Penso a quella mamma che ci ha detto "voi li avete appassionati".

Penso a Aldo, a quanto sia stato importante sentire che la famiglia e la scuola lavoravano su uno stesso obiettivo che era quello di farlo "star bene a scuola", quando il suo vissuto era sempre quello di estremo disagio, espresso in modo violento anche nei confronti degli adulti. Penso a quanto sia stato importante dire alla sua mamma "la capisco" più che "lo punisca" e a Aldo il fatto che degli adulti intorno a sè poteva fidarsi in ogni momento.

Penso a Carlo e a quanta paura aveva la mamma che "non ce la facesse" e a tutte le volte che non l'abbiamo fatta salire in classe per salutarlo, con l'intento di evitare che andasse in crisi.

Forti di queste esperienze abbiamo impostato le relazioni con le nuove famiglie, cercando di trasmettere l'idea che non vogliamo solo essere considerate "professioniste della didattica", ma anche e prima di tutto persone compartecipi dell'educazione dei loro figli. In questo modo i colloqui con loro, sia quelli ufficiali che quelli brevi dopo l'uscita dalla scuola (che servono a monitorare la situazione regolarmente), vertono prima di tutto su come il bambino vive la scuola fatta di  regole, relazioni e  clima di lavoro, sulle potenzialità e sulle difficoltà.
Riconosciamo le difficoltà e ci attiviamo per trovare delle soluzioni chiedendo alle famiglie di collaborare con noi.
Abbiamo progettato un grande albero: ogni ramo porta il nome di un bambino. Ognuno di loro ha in cartella un disegno di un vasetto con una "missione" personale e per ogni passo avanti compiuto facciamo nascere una fogliolina. Quando la pianta diventerà grande la taglieremo e andremo a incollarla sul ramo dell'albero. Ciò è servito moltissimo a stimolare ognuno di loro ad affrontare con coraggio le difficoltà ed è un lavoro condiviso con la famiglia. E' un legame scuola-casa che dà un valore nuovo alla didattica e fornisce alla famiglia uno strumento su cui lavorare anche al di là delle attività prettamente scolastiche.

Penso a tutti quei genitori a cui abbiamo dovuto comunicare che i figli manifestavano delle importanti difficoltà di apprendimento, a quei genitori che ci hanno dato degli spunti nuovi per comprendere i loro figli e poterli aiutare. 

Ciò mi ha fatto riflettere su  quanto sia stato fondamentale il rapporto di fiducia che si è creato nel tempo e altrettanto deleterio un rapporto teso e fondato sul sospetto e sulla critica non costruttiva.

Quando un bambino si accinge ad ascoltare il suono della sua prima campanella, ha già lo zaino pieno di risorse, emozioni, una storia che viene da casa . Gli insegnanti hanno il dovere di aprire questo zaino in punta di piedi, con rispetto. 
Quando anche le famiglie con lo stesso atteggiamento riaprono lo zaino una volta che i figli tornano a casa, insieme potremo davvero costruire a ciascuno un percorso nel rispetto delle individualità.(Silvia Salomoni)


MINIBIOGRAFIA DELL'AUTRICE

Mi presento. 


Mi chiamo Silvia Salomoni sono un'insegnante di scuola primaria e sono la Funzione Strumentale per DSA e BES del mio Istituto. Sono prima di tutto, però, mamma di due bambini, uno che si è affacciato da qualche mese all'esperienza della scuola primaria e l'altra che il prossimo anno affronterà il "grande salto" della scuola secondaria di primo grado. Questo, nelle vesti di mamma e di insegnante, mi ha condotto spesso a riflettere sull'importanza di un contatto sincero e profondo tra la scuola e la famiglia.

Tutti i contributi su #pedagogiaescuola verranno raccolti QUI 

I blog che partecipano, oltre a Nessi Pedagogici, sono:


Il Piccolo Doge

Ponti e Derive

La Bottega della Pedagogista
Allenare, Educare
E di Educazione
Bivio Pedagogico
InDialogo
Labirinti Pedagogici
Trafantasiapensieroazione

1 commento:

  1. E' un articolo commovente, in cui traspare tutta la passione e la professionalità dell'insegnante. Sono convinta che l'intesa e la complicità tra colleghi sia fondamentale, così come la sensibilità nell'approcciarsi agli alunni. Io sono una privilegiata perchè ho la fortuna di lavorare con Silvia e di costruire ogni giorno con lei percorsi speciali per bambini speciali!

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